SERIE B 1986/87: LA LAZIO SI SALVA PARTENDO DA -9.

L’estate del 1986 è sconvolta da un nuovo scandalo “calcioscommesse”. Ne fa le spese soprattutto la Lazio che in primo grado è addirittura retrocessa in sere C1, per poi vincere il ricorso alla CAF e conservare la serie B seppure con ben 9 punti di penalizzazione. I biancocelesti sono guidati da Eugenio Fascetti e in condizioni normali avrebbero sicuramente lottato per un posto in serie A.
Dopo il giudizio di 1° grado la città capitolina è messa a ferro e fuoco dai tifosi laziali. Il Presidente Calleri minaccia di abbandonare la società e farla fallire. I giocatori sono invitati a fare una scelta: andare via o rimanere succeda quel che succeda.

Nel ritiro di Gubbio tutti i calciatori giurano fedeltà alla causa biancoceleste. La CAF trasforma la C1 in una C1 mascherata (serie B con partenza da -9). La squadra si stringe al fianco del suo condottiero e l’obiettivo stagionale diventa salvarsi seppure alla critica la salvezza sembra un’impresa disperata.
In Coppa Italia la Lazio va avanti qualificandosi al turno successivo classificandosi seconda nel suo girone alle spalle del Napoli di Maradona. Nel turno seguente i capitolini saranno eliminati in un acceso doppio confronto dalla Juve di Marchesi.
In campionato la Lazio parte male pareggiando a Parma e perdendo all’Olimpico contro il Messina. Alla terza giornata la Lazio impatta all’Adriatico di Pescara e alla quarta vince la sua prima partita piegando in casa il Bologna per 2-1 (gol di Magnocavallo e Mandelli).
Due pareggi contro Cremonese e Catania fanno da preludio alla seconda vittoria stagionale. I capitolini sbancano il Romagnoli di Campobasso con un gol di Podavini su rigore a quattro minuti dalla fine e si portano a -1 in classifica.
Nella gara successiva la penalizzazione viene completamente annullata grazie ad un roboante 3-0 al Bari ( gol di Fiorini, Caso e Poli).
Dopo un bel pari al Manuzzi di Cesena (1-1 con gol di Podavini su rigore e Cuttone), la Lazio batte di fila in casa prima il Modena (4-2) e poi il Taranto (2-1).
La Lazio senza la penalizzazione sarebbe da sola in testa alla classifica. Il pubblico biancoceleste comincia addirittura a sognare una rimonta senza precedenti, ma la domenica successiva la Lazio perde di misura al “Riviera delle Palme” di San Benedetto del Tronto beffata da un guizzo del bomber D’Ottavio.
Due pari spengono i sogni di alta classifica: all’Olimpico contro la Triestina per 1-1 con gol in zona cesarini di Fiorini e ad Arezzo in cui il gol del pari è realizzato da Acerbis.

Seguono due splendide vittorie, la prima a Cagliari (0-1) grazie ad un bel gol di A.M. Schillaci, la seconda all’Olimpico con un perentorio 3-0 sul malcapitato Genoa. Nelle ultime 3 gare del girone di andata i capitolini sbandano al “Via del Mare”  di Lecce, ove vengono battuti dai salentini con un secco 2-0 (gol di Barbas e Tacchi), battono all’Olimpico il Pisa con un gol di Mandelli, e impattano a rete inviolate a Vicenza.
Al giro di boa la Lazio ha in classifica 15 punti, assolutamente non sufficienti per assicurarsi la salvezza, ma senza penalizzazione di punti ne avrebbe 24. Per inciso nella stagione in questione il campionato vedrà primeggiare Pisa e Pescara che chiuderanno il campionato con 44 punti seguite a 43 dal Cesena.
Nel girone di ritorno la Lazio accusa un pò di stanchezza e, dopo aver pareggiato col Parma di Arrigo Sacchi all’Olimpico, affonda al “Celeste” di Messina sotto i colpi di Totò Schillaci e Mossini.
La gara col Pescara (vinta per 3-0) va in archivio nel ricordo di Umberto Lenzini, presidente della Lazio del primo scudetto, morto qualche giorno prima.
Ma non è più la Lazio del girone di andata. In trasferta arrivano due mare sconfitte di misura a Bologa e Catania, inframmezzate da due vittorie interne contro Cremonese (2-0) e Campobasso (1-0).
Nelle successive cinque giornate la Lazio soffre di pareggite, impattando a Bari, vincendo una gara-battaglia contro il Cesena con i romagnoli lanciati verso la serie A, e pareggiando a Modena, Taranto e con la Sambenedettese all’Olimpico.
Nonostante il filotto di pareggi la salvezza pare a portata di mano, ma i capitolini sono stanchi psicologicamente e stressati dal dover cercare il risultato pieno sempre e comunque.
Comincia un periodo di crisi nerissima che porta i laziali nuovamente in piena zona retrocessione. A Trieste i biancocelesti cadono sotto i colpi di bomber De Falco e la domenica successiva l’Arezzo espugna clamorosamente l’Olimpico gettando nel baratro della disperazione la tifoseria laziale.
Nella gara successiva, ancora in casa, un gol di Pin a inizio ripresa basta ai biancocelesti per battere di misura il Cagliari. Tuttavia, la domenica seguente, la Lazio cade fragorosamente a Genova sponda rossoblù (gol di Scanziani e Ambu).
A tre gare dalla fine, la Lazio impatta all’Olimpico (0-0) contro un Lecce in piena lotta per la conquista della massima serie. 
Il 14 giugno 1987 il Pisa travolge la Lazio all’Arena Garibaldi per 3-0 con reti di Piovanelli (doppietta) e sigillo finale di Cecconi.
All’ultima giornata la Lazio affronta in un Olimpico esaurito il L.R. Vicenza che la precede in classifica di un punto. I capitolini rischiano la serie C (mai conosciuta in 68 anni di storia) e la partita è dura e senza esclusione di colpi. Le radioline riportano notizie poco incoraggianti: allo Jacovone il Taranto batte 3-0 il Genoa facendogli perdere la serie A. La Sambenedettese si salva sbancando il Comunale di Bari per 4-3. A Messina il Campobasso non va oltre il risultato ad occhiali. Il Cesena conquista il diritto allo spareggio per un posto nella massima serie battendo al Manuzzi (2-1) il Catania che retrocede per un solo punto.
A 8 minuti dalla fine la Lazio è tristemente penultima e  ha un piede e mezzo in serie C. La Lazio attacca ma il portiere vicentino Dal Bianco si erge a baluardo insormontabile. Al 67° i veneti rimangono in 10 per l’espulsione di Montani. La Lazio carica con le forze residue. All’82° Esposito serve Podavini che prova un improbabile tiro da fuori area. Ne viene fuori un tiro strano su cui si avventa Fiorini che con un colpo di tacco supera un difensore vicentino e anticipa di punta l’uscita del portiere avversario. Il pallone gonfia la rete della porta localizzata sotto la Curva Nord. E’ l’apoteosi in campo e sugli spalti.
I veneti retrocedono assieme a Cagliari e Catania. La quarta squadra verrà fuori da uno spareggio a tre fra Lazio, Taranto e Campobasso appaiate in classifica a 33 punti.
Come sede degli spareggi viene scelto il San Paolo di Napoli. Nella prima gara il Taranto supera la Lazio di misura grazie ad un guizzo di bomber De Vitis. Nella seconda partita il Taranto si assicura la salvezza matematica pareggiando 1-1 contro il Campobasso.
La gara della verità si disputa il 5 giugno 1987. Davanti a 40000 spettatori, la Lazio affronta il Campobasso con un solo risultato a disposizione: la vittoria.
Dopo un primo tempo bloccato, la gara esplode nella ripresa. Al 53° minuto Caso smista per Piscedda che scende sulla fascia sinistra e fa partire un cross lento e  morbido. Su una palla tanto invitante si avventa Poli che stacca imperioso di testa e infila il portiere molisano a fil di palo. Il San Paolo, sponda laziale, esplode come una polveriera. La simpatica squadra molisana abbandona dopo 5 stagioni la serie B.
La Lazio è salva. L’impresa è da leggenda. La Lazio salirà in serie A l’anno successivo e non conoscerà più l’onta della B. Per un laziale la salvezza conquistata da Eugenio Fascetti vale anche di più di uno scudetto.

Nessun commento:

Posta un commento